La questione delle partecipate comunali, sta assumendo dei contorni inquietanti, a 11 mesi dal fenomeno mafia capitale, scoperto dal Dottor Pignatone, finalmente Buzzi ha deciso di vuotare il sacco, e lo sta facendo trascinando con se tutti coloro che avevano fatto affari con il sistema “mafia capitale”, ma c’è di più, per la prima volta Buzzi tira in ballo un’inquietante infiltrazione della camorra in seno agli appalti e commesse dell’Ama, ramificate nel consiglio comunale di Roma Capitale.
Questo nuovo filone giudiziario per chi come noi, vive sulla propria pelle “l’inefficienza, l’inefficacia, nonché l’incapacità manageriale, lascia l’amaro in bocca, anche in virtù del fatto che da decenni ci eravamo accorti che qualcosa non quadrava e che il sistema dei micro appalti dati a cooperative controllate da alcune sigle sindacali per ordine del PD romano andava ad inquinare pesantemente sia l’organizzazione del lavoro sia le casse esangui dell’azienda.
Ora che il coperchio è saltato, nella melma degli sporchi affari, affiorano nuovi scenari i quali dovrebbero far riflettere su quanto sia importante per i cittadini e di conseguenza per i lavoratori, che si faccia piena luce e si vada ad un modello organizzativo ed operativo che sia immune da infiltrazioni mafiose e camorriste.
Ormai è evidente che l’impianto criminale messo in piedi, sia basato sul controllo e la gestione dell’impiantistica e del trasporto dei rifiuti, sfruttando le maglie larghe, della rete di connessioni del sistema legale degli appalti.
il sistema mafioso camorristico, che da decenni impera sulla capitale, si regge su una borderline tra lecito e illecito, nel quale i politici attraverso i loro referenti hanno un ampio potere di gestione pur rimanendo nell’ombra.
Il metodo degli appalti pilotati, assegnati sull’esigenza immediata data dall’emergenza, si è consolidato a tal punto di diventare prassi ordinaria, a tal punto che il PD Romano sta facendo i conti con gran parte degli uomini di punta, a una serie di arresti da parte della magistratura, senza precedenti.
Oggi il 96% dei rifiuti differenziati e il 67% degli indifferenziati, non vengono trattati da impianti di proprietà comunale, ma vengono trattati da società esterne, le quali distano da Roma diverse centinaia di Km. questo comporta un aggravio di spesa impressionante, le ultime cifre parlano di circa un miliardo e duecento milioni di Euro di debiti di Ama S.p.A, cifra che fa lievitare il costo della tariffa rifiuti (Tari) tra le più alte d’Italia.
Conclusioni
Non sappiamo se la magistratura faccia in tempo a ripulire, nel frattempo dobbiamo essere noi alle prossime elezioni a dover scegliere chi possa amministrare onestamente la nostre aziende e la nostra città.